martedì 25 ottobre 2022

Stefan REUTER


Luca Cordero di Montezemolo ha finalmente ufficializzato il trasferimento in bianconero del ventiquattrenne campione del mondo Stefan Reuter – si legge su “Hurrà Juventus” del luglio/agosto 1991 a firma di Marco Franceschi –. Con la Juventus, Reuter ha sottoscritto un contratto triennale, scadenza giugno 1994. Le basi dell’accordo, comunque, erano state gettate fin dal marzo 1990. Il suo contratto con il Bayern Monaco è scaduto il 30 giugno; lo scorso inverno la dirigenza bavarese, per bocca del general manager Uli Hoeness, aveva fatto l’ultimo tentativo per trattenerlo in Germania, inutilmente. «Reuter doveva essere una colonna del Bayern degli Anni 90, l’erede naturale del libero Klaus Augenthaler, abbiamo fatto il possibile per trattenerlo, ma lui aveva già deciso diversamente» ha commentato, sconsolato, lo stesso Hoeness.
Al Bayern, Stefan Reuter era arrivato nell’estate 1988, ma anche con la società bavarese l’accordo era stato perfezionato nel mese di marzo e più esattamente la sera del 7 marzo 1988, a Monaco di Baviera. E insieme a lui, per un totale di 5 milioni e 800 mila marchi (circa 4 miliardi e mezzo di lire), cifra fra le più alte mai pagate in Bundesliga per due difensori, il Bayern aveva prelevato anche il marcatore Roland Grahammer. In tre stagioni trascorse a difendere i colori della squadra che fu di Beckenbauer, di Gerd Müller e di Kalle Rummenigge, Reuter ha avuto la soddisfazione di dominare in campo nazionale e di arrivare, in tre occasioni su tre, alle semifinali di una Coppa europea: nell’89 in Coppa Uefa (Bayern eliminato dal Napoli), nel ‘90 e nel ‘91 in Coppa dei Campioni (Bayern eliminato dal Milan e, quest’anno, dalla Stella Rossa). Al Bayern però ha vissuto una travagliata identità tattica. In tre anni, il tecnico Jupp Heynckes gli ha sistematicamente cambiato ruolo: prima mediano, sull’asse centrale del campo; poi fluidificante sulla fascia destra; quindi ancora mediano e infine libero. Calcisticamente, Reuter nasce come cursore di centrocampo, ma è nel ruolo di libero che si è affacciato e affermato nel calcio professionistico, salvo poi ottenere la consacrazione mondiale come fluidificante destro della Nazionale tedesca campione del mondo.
Ma andiamo per ordine. Stefan Reuter è nato il 16 ottobre 1966 nella cittadina di Dinkelsbühl, nella Franconia, a metà strada fra Stoccarda e Norimberga, a nord ovest di Monaco di Baviera. Secondo genito di Fritz ed Ella Reuter, che tuttora vivono a Dinkelsbühl, Reuter ha un fratello di ventisette anni e una sorella di diciannove. A scuola è arrivato all’esame di maturità, ma gli studi hanno sempre lasciato spazio, molto spazio, allo sport. È figlio d’arte: in gioventù papà Fritz è stato un bravo mezzofondista, gareggiava sui 1.000, 1.500 e 3.000 metri piani, mentre mamma Ella, a livello giovanile, ha giocato a pallamano. A sei anni, Stefan è stato iscritto nel TSV 1860 Dinkelsbül, omonima polisportiva della sua città natale, e dall’età di otto anni ha cominciato a praticare contemporaneamente due diverse discipline: l’atletica leggera e il calcio. Velocista di belle speranze, finno all’età di quattordici anni ha corso dapprima sui 50 metri e poi sui 75, ma è negli 800 metri che ha vinto il titolo regionale della domenica. Nel 1980 è stato costretto a una scelta: ha optato per il calcio e due anni più tardi è entrato nelle giovanili del Norimberga, nella formazione «B-Jugend», paragonabile ai nostri Allievi. Però, una volta alla settimana, ha continuato a farsi seguire da un allenatore di atletica leggera con il quale, per mesi, ha lavorato sul potenziamento delle articolazioni dei piedi, un lavoro extra, estenuante, ma che oggi gli permette di sviluppare il massimo della progressione in soli dieci metri. E la sua è una progressione con la «p» maiuscola. Corre i 100 metri in 10”7, ma quello che ha sbalordito lo staff medico del Bayern è la sua capacità polmonare, poco inferiore ai 7 litri di volume, come quella di due campionissimi del ciclismo, Eddy Merckx e Stephen Roche... Ma c’è di più. Non sente lo sforzo fisico. Negli ultimi test ergometrici sostenuti nell’ottobre 1990, quando ha raggiunto il massimo dello sforzo il suo fisico è arrivato a sprigionare una potenza pari a 220 watt e questo mantenendo 120 pulsazioni cardiache al minuto: una persona comune che raggiunge i 125 watt di potenza ha già 150 pulsazioni al minuto...
Nel tempo libero ama giocare a tennis e al tennis deve l’incontro con la donna della sua vita, Birgit Schaefer, conosciuta sui campi di terra rossa del centro sportivo del Norimberga e sposata nel dicembre 1989, quando i due già convivevano in un appartamento situato in un esclusivo quartiere residenziale di Monaco, adiacente, ovviamente, a un club di tennis. Da sempre, la famiglia Reuter è tifosa del Bayern, ma Stefan non è mai stato troppo entusiasta del suo trasferimento nel capoluogo bavarese. «Se Heinz Hoeher, il tecnico a cui devo di più come calciatore, fosse rimasto l’allenatore del Norimberga, non me ne sarei mai andato», dichiarò Reuter nei suoi primi mesi al Bayern. A Heinz Hoeher, Reuter deve l’esordio nella prima squadra del Norimberga e quindi nel professionismo. Un debutto fortuito, se vogliamo, sicuramente condizionato da fattori contingenti. Nell’autunno 1984 il Norimberga, allora in seconda divisione ma con velleità di promozione, fu scosso da un vero e proprio ammutinamento della «vecchia guardia», così l’allenatore (Hoeher, appunto) decise di affidarsi al vivaio e Reuter, diciottenne, fu promosso titolare e impiegato nel delicato ruolo di libero: una folgorazione. Al termine della stagione il Norimberga vinse il campionato, fu promosso nella Bundesliga e Reuter ne divenne il simbolo, tanto che qualcuno si lasciò scappare che «Reuter è per il Norimberga quello che Beckenbauer è stato per il Bayern», ma le cose andarono poi diversamente.
Nelle quattro stagioni giocate a Norimberga, quasi sempre nel ruolo di libero, Reuter ha conquistato una promozione e un posto Uefa, ma tanto non gli è bastato per imporsi come libero anche a livello di rappresentative nazionali nelle quali, al contrario, in quel ruolo non è mai stato preso in considerazione.
Destro naturale, grandi capacità di recupero, estremamente corretto nell’intervento (è incocciato nel primo cartellino rosso della sua carriera solo all’andata del campionato appena concluso), in possesso di un palleggio pulito ma non eccessivamente morbido, Reuter nasce mediano e in questo ruolo, nel maggio 1984, a Ulm, in Germania, si è fregiato del titolo continentale Under 16. Nel settembre 1985 ha esordito nella Nazionale Under 21, ma in 11 presenze, collezionate fra il settembre ‘85 e l’ottobre ’87, in una sola occasione ha potuto giostrare al centro della difesa. Anzi no, in due, una volta nell’inedito ruolo di stopper e sarà forse un caso, nell’unica partita giocata da libero ha messo a segno il suo primo gol realizzato in una selezione nazionale.
Mediano o fluidificante di destra i due ruoli nei quali è stato regolarmente impiegato e la cosa non è cambiata con l’esordio nella Nazionale maggiore. Beckenbauer lo ha fatto debuttare il 18 aprile 1987, a Colonia, in una amichevole contro l’Italia di Vicini (0-0): è entrato nella ripresa e ha giocato gli ultimi venticinque minuti in sostituzione di Wolfgang Rolff. Ma neanche «Kaiser Franz» gli ha mai dato fiducia come libero: «Troppo giovane» era il giudizio dell’ormai ex c.t. tedesco. Ed essendo solo ventunenne, Beckenbauer lo ha scartato anche quando si è trattato di fare le convocazioni per gli Europei tedeschi.
È tornato in Nazionale nel settembre ‘88 e ne è diventato titolare nell’aprile ‘89, ma come terzino destro. Presente a Italia ‘90, ha disputato la prima parte del Mondiale, poi Beckenbauer gli ha preferito Berthold (!). In questa stagione è ritornato prepotentemente alla ribalta: in Nazionale, sulla fascia destra, è ormai indiscutibile, mentre nel Bayern si è addirittura preso la soddisfazione di farsi ammirare come libero (dopo una stagione passata a correre sulla fascia e a centrocampo) in sostituzione dell’acciaccato Augenthaler. E di recente ha dichiarato: «Augenthaler è il migliore libero del calcio tedesco. Con me». Ma Vogts non vuole rinunciare al suo stantuffo. «Con le sue qualità dinamiche, sulla fascia destra Reuter è un elemento determinante». E come terzino fluidificante, secondo Beckenbauer, chiamato a esprimere un parere dal settimanale tedesco «Sport Bild», Reuter, già oggi, è da considerarsi trai migliori dieci della storia della Bundesliga. 

Reuter è un tipo tosto, il Trap vorrebbe usarlo anche come mediano. Peccato che Stefan sia un giocatore dal rendimento incostante e che è spesso bloccato da infortuni che gli fanno perdere i momenti chiave della stagione, tutto il contrario dell’inossidabile Kohler, arrivato insieme a lui dal Bayern Monaco.
Appena arrivato a Torino, si deve operare al menisco. «È stato facile tornare in campo dopo appena 19 giorni, l’operazione, effettuata dal professore Pizzetti, è andata benissimo e la rieducazione altrettanto. Del resto, il centro Sisport di Orbassano è attrezzatissimo e dispone dei macchinari più moderni. Volevo operarmi in Germania, ma mi sono fidato dei consigli del dottor Bergamo, il medico della Juventus. Mi ha garantito che in Italia avrei trovato il meglio e ha avuto ragione».
Purtroppo, alla Juventus serve un centrocampista e Reuter è un terzino destro velocissimo. Siccome Stefan proveniva dal Bayern e aveva vinto il Campionato Mondiale nel 1990 con la sua Nazionale (non stiamo parlando, quindi, di uno sconosciuto proveniente da un campionato alieno), quell’errore è stato semplicemente imperdonabile. È vero che gli infortuni contribuirono a complicargli la vita ma Stefan non ha il passo, la visione di gioco, la lucidità e la continuità d’azione del centrocampista. Viceversa, come esterno, preferibilmente di una difesa a cinque, avrebbe potuto esibirsi nei suoi numeri migliori: forza, velocità, recupero. 
Il bilancio finale conta 34 presenze e una costante incertezza di collocazione tattica che non gli vale la riconferma. Reuter troverà gloria tornando in patria e nel 1997, nel Borussia Dortmund degli ex bianconeri, si vendicherà della Juventus battendola nella finale di Coppa dei Campioni.

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