Strana storia quella di Luca Marrone, talentuoso centrocampista cresciuto nel vivaio juventino: sballottato dai vari allenatori dal ruolo di centrocampista a quello di difensore centrale e bersagliato dagli infortuni, il ragazzo torinese (è nato, infatti, nella capitale sabauda il 28 marzo 1990) non è mai riuscito a sfondare come le doti avute in regalo da Madre Natura gli avrebbero permesso.
Comincia giocare a calcio dall’età di cinque anni nel Lascaris per poi passare al settore giovanile della Juventus. Fa tutta la trafila, iniziando dai Pulcini fino alla Primavera. Ciro Ferrara, allenatore della compagine bianconera e da sempre attento ai giovani, non si lascia sfuggire l’occasione per farlo esordire Serie A: Marrone veste la sua prima maglia juventina il 23 agosto 2009, nella partita contro il Chievo vinta per 1-0, grazie a una perfetta incornata di Iaquinta su preciso cross del brasiliano Diego. Nemmeno un mese dopo, subentra nel match contro il Livorno, per la sua seconda e ultima presenza in quel campionato. Luca, infatti, ritorna diligentemente nella Primavera, con la quale vince il Torneo di Viareggio.
Nell’estate del 2010 passa in prestito al Siena, dove trova Antonio Conte come allenatore. Nella città del Palio riesce a segnare la prima rete fra i professionisti, nel pareggio contro il Vicenza per 2-2. Conquistata la promozione in Serie A, Marrone ritorna a Torino, insieme allo stesso Conte. Il mister leccese crede in lui e lo schiera nelle partite di Coppa Italia. Non solo, il 21 gennaio 2012 a Bergamo, subentrando a Pepe, fornisce l’assist per il gol del 2-0 di Giaccherini, che dà alla Juventus il titolo di Campione d’Inverno. «Marrone, che sta crescendo in maniera egregia, con grande umiltà, può sostituire Pirlo», dice Conte dopo la partita.
L’Atalanta gli porta fortuna, tanto è vero che il 13 maggio, con il tricolore già conquistato una settimana prima a Trieste contro il Cagliari, ha la grandissima soddisfazione di realizzare il suo primo gol in Serie A, con un tiro potente scagliato all’incrocio dei pali, grazie a un assist di tacco da parte di Marco Borriello. «È dall’età di cinque anni che sogno un momento come questo – ammette emozionato – fare gol sotto la curva è il massimo. La dedica è per tutti i nostri tifosi, la mia fidanzata e la mia famiglia. Cosa mi ha detto Conte dopo il gol? Veramente non ho capito bene, gli ho detto solo “sì, sì”. Più avanti mi spiegherà. Non smetterò mai di ringraziare Del Piero. Oltre a uno spessore umano impressionante, ha sempre un consiglio importante per noi giovani. Mi piacerebbe giocare di più, per crescere e maturare. È bellissimo essere alla Juve, ma qui si fatica a trovare spazio. Io vice-Pirlo? No, Andrea è un altro tipo di giocatore. Il club e il mister decideranno cosa è meglio per me». Sintetizza Conte: «Il gol è il giusto premio alla sua grande crescita calcistica».
Durante la preparazione per la stagione 2012-13, Conte lo prova spesso nel ruolo di vice Bonucci come difensore centrale. In questo ruolo, causa l’assenza di Chiellini infortunatosi ai Campionati Europei, Luca riesce a collezionare qualche presenza in più dell’anno precedente, esordendo anche in Coppa dei Campioni contro il Celtic. Ancora l’Atalanta nel suo destino: 16 dicembre 2012, si gioca allo Stadium e, dopo pochi minuti, un suo errato retropassaggio a Buffon mette Denis solo davanti al portierone juventino il quale, da par suo, respinge il tiro dell’attaccante orobico, salvando così la porta bianconera e lo stesso Luca. Poi, grazie alle reti di Vučinić, Marchisio e Pirlo, la Juventus si aggiudicherà agevolmente la partita. 13 presenze per lui alla fine della stagione e secondo scudetto messo in bacheca.
Nell’estate successiva la Juventus e il Sassuolo stipulano un accordo per il trasferimento di Luca alla squadra emiliana in comproprietà (per la metà del cartellino di Domenico Berardi). Il 20 giugno 2014 le due società rinnovano la partecipazione del cartellino. Stagione 2014-15: Marrone ritorna nuovamente alla Juventus ma, a causa di vari problemi muscolari, è costretto a saltare in pratica tutta la stagione, non riuscendo mai a scendere in campo. Nell’estate del 2015 viene ceduto in prestito al Carpi, neo promosso in Serie A.
LUCA MOMBLANO, DA “HURRÀ JUVENTUS” DEL NOVEMBRE 2012
Quattordici anni di Juventus, eppure essere così giovane (ventidue anni) da avere davanti un futuro in gran parte tutto da scrivere. Luca Marrone, torinese purosangue e bianconero doc, è questo e tanto altro: calcio, famiglia, tecnica, umiltà e crescita esponenziale settimana dopo settimana. Un modello esemplare in piena linea con i parametri di un club che non lascia mai nulla al caso. E siamo soltanto all’inizio. Ne è consapevole anche il ragazzo, che affronta il dialogo che va dagli inizi del suo rapporto personale con la Vecchia Signora fino alla stretta attualità, per poi sfociare nel futuro prossimo. Con i tempi verbali e la schiettezza non ha alcun problema, Luca Marrone. Un po’ come con i tempi di gioco, le geometrie, il senso tattico e «... il lancio, una delle mie doti principali che posso mettere in bella mostra anche e soprattutto giocando quei dieci metri più indietro, da centrale difensivo nella retroguardia a tre».
Insomma, nel suo piccolo si tratta già di un grande maestro di calcio. È sufficiente ascoltare la chiarezza delle sue parole, che giocoforza, iniziano da quel lontano 1998. «Ricordo come fosse ieri i primi allenamenti con la Juventus allo stadio Comunale. Eravamo un’orda di ragazzini, tantissimi, io proveniente dal Lascaris di Pianezza, società nella quale ho mosso i primissimi passi. Peni, il mio primo allenatore in bianconero, e soprattutto le immagini di quando passavamo accanto a idoli come Zidane e Del Piero».
Sono fotogrammi, ma gli occhi di Marrone, già chiari e brillanti di loro, trasformano queste memorie in un film tanto intimo quanto simbolico. Era ancora presto per immaginare un vero passaggio di consegne, in mezzo c’è, infatti, tutta una trafila tra settore giovanile bianconero e le varie Nazionali under. Fino all’ultimo anno con la Primavera, quando Marrone è già uno dei talenti del vivaio juventino. Luca ricorda eccome, e rivela il salto nel mondo delle prime squadre: «La Primavera era una vetrina importante, già si sentivano alcune pressioni e alcune aspettative. Ma tutto sommato è una categoria nella quale si gioca insieme e contro ai pari età. Il salto nel calcio adulto sta nel trovarsi al fianco a calciatori esperti. In questo senso l’anno a Siena è stato assolutamente fondamentale anche seguendo i consigli dei compagni più navigati uno su tutti Vergassola che è stato sempre molto prodigo di suggerimenti che mi hanno aiutato a crescere ulteriormente».
E poi spunta la figura di Antonio Conte, l’allenatore di allora e di oggi, colui che in Marrone ha sempre creduto ottenendo le giuste risposte del campo: «Sì, è vero – ammette il centrocampista titolare della Nazionale Under 21 passata dalle mani di Ciro Ferrara a quelle di Devis Mangia – il mister è stato decisivo per la mia permanenza in questi due anni. In questo senso non ho assolutamente rimpianti: sono Campione d’Italia e giocare 10 partite nella Juventus vale più che giocarne 30 altrove!».
Non è un segreto che per questo ragazzo si siano fatte avanti tantissime società, anche di ottimo livello. Ma Torino è sempre Torino. Fascino, storia, blasone. Tanto più per lui che vive ancora con la famiglia («Il vantaggio rispetto a giocare fuori piazza è che qui a casa sono certamente più coccolato», dice Marrone, il quale tiene a ricordare quanto possa contare per la stabilità anche il suo fidanzamento che dura ormai da più di tre anni). Della città conosce ogni angolo pur allineandosi alle evidenti necessità di una rigorosa vita da atleta.
Fuori dal campo Marrone resta il ragazzo semplice ma determinato, di sempre. Grande appassionato di musica rap e hip-hop sia italiana che internazionale, Luca è anche un curioso di natura, apparentemente timido, in realtà lucido e intelligente. Considerazioni che fanno tornare il discorso dritto dritto al rettangolo di gioco e alla parziale trasformazione, che poi in realtà è l’ennesima bella scoperta del nuovo corso bianconero, relativa al ruolo. Perché ora per tutti i cronisti Marrone è il difensore del futuro, mentre il presente racconta di un calciatore che è già una realtà a 360 gradi. Sul discorso, lo stesso protagonista non ha alcuna remora ad approfondire il ragionamento, anzi: «Centrocampista o difensore? Nessun problema. L’importante è cogliere le differenze tra le due posizioni e metterle in atto. Diciamo che in mezzo al campo hai meno tempo per pensare e si corre generalmente molto di più, ma quando sei l’ultimo uomo prima del portiere sai che non puoi e non devi sbagliare. Devi essere più intelligente nel gestire e leggere le giocate e cambiano le responsabilità, per certi versi direi che aumentano. E se capita, io me le assumo volentieri».
Niente paura. Piuttosto, sagacia e coraggio da vendere. Già da subito, quando al primo allenamento a Bardonecchia nell’estate 2011 vede per la prima volta all’opera il Professore: «Non vedevo l’ora conoscerlo da vicino, Andrea Pirlo. Strepitoso, addirittura meglio di quanto potessi immaginare. Un grande uomo, oltre che simpatico, anche dentro lo spogliatoio. Ho un ottimo rapporto con lui, qualche volte siamo anche usciti insieme. Forse, però, il compagno con cui ho più feeling è Lichtsteiner che divide la stanza con me. Gli tocca sopportarmi».
E viceversa, magari. In fondo si tratta di un connubio tra professionisti esemplari. L’uno, l’elvetico, in gol alla primissima dello Juventus Stadium in quello storico Juve-Parma 4-1; l’altro, il torinese, in rete nell’ultimissima in casa contro l’Atalanta in occasione della strepitosa festa-scudetto servita in una Torino entusiasta. Ed è qui che inevitabilmente si apre anche il capitolo relativo alle grandi emozioni personali, che poi sono anche le soddisfazioni per le quali si suda negli allenamenti quotidiani. Marrone, infatti, non ha dubbi: «Il gol nel giorno dell’entusiasmo generale, nel giorno dell’ultima con noi di capitan Del Piero, è stato qualcosa di indescrivibile che porterò dentro di me per sempre. Devo dire però che anche l’esordio stagionale in Coppa Italia nella gara interna contro il Bologna mi ha fatto vivere sensazioni speciali: ci ho messo un po’ a sciogliermi, ma credo di aver subito disputato un’ottima gara».
Infine il classico messaggio ai tifosi e un auspicio autoreferenziale. Ligio e puntuale, Marrone. Sguardo di ghiaccio e parole mai banali: «A chi ci sostiene chiedo di continuare a starci vicini perché per noi è fondamentale sentire il loro supporto. A me stesso auguro di trovare sempre maggior spazio continuando a dimostrare di poter stare in questo gruppo, in questo grande club chiamato Juventus». Detto così, c’è da credergli.
Ma non gioca nel Monza adesso?
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