domenica 12 aprile 2020

Corrado CORRADINO


Professore e poeta ricordato per l’alto profilo morale – ricorda Renato Tavella – le lezioni, i forbiti e avvincenti discorsi venati dalla retorica del tempo. Sua l’epigrafe «la vittoria è del forte che ha fede» che appare sul frontespizio del mensile «Hurrà», formato quaderno. In carica dopo la Grande Guerra dal 1919 al 1920, muore nel 1923 avanti negli anni e oramai stanco di un’esistenza interamente dedicata allo studio.


“LA STORIA DELLA JUVENTUS” DI PERUCCA, ROMEO E COLOMBERO
Il professor Corrado Corradini (qualche storiografo scrive Corradino) ha guidato la Juventus negli anni non facili del dopoguerra, sino al 1920. È ricordato come un uomo di grossa cultura, un poeta, un sognatore: ma, per quanto riguarda il football, come un uomo con i piedi ben saldi per terra, attento alla squadra come alla cassa. Nella buona società torinese fu una nomina che fece scalpore. Nei salotti si mormorava: «Corradini si occupa di una squadra di football? Peccato, lo credevamo una persona seria!»
Sbagliavano, dal punto di vista sportivo. Gli anni di presidenza del professore furono quelli in cui si posero le basi della definitiva «ricostruzione» della Juventus, e della realizzazione del nuovo campo.


“HURRÀ”, GIUGNO-LUGLIO 1923
Il presidente che amammo e sentimmo intimamente nostro, che ci diede la bellezza e la forza della sua parola e del suo esempio; l’idealista, che seppe nel suo lungo apostolato di educatore e di insegnante congiungere la poesia e la persuasione, illuminare di verità il nostro cammino, incitare ad opere degne, confortare nelle avversità, nobilitare nelle vittorie; Colui che, sempre, ci disse della vita il bene e la forza e la virtù rinnovatrice, moderando ed attenuando gli aspetti e gli allettamenti del male: Quegli che fu e resterà in mezzo al nostro cuore con un ricordo incancellabile, è scomparso per sempre!
Oh, la sua bella testa bianca, la sua voce morbida, la semplicità dello sguardo e bel gesto, quella sua inestinguibile, anche se inespressa, paternità verso tutti, ma più verso i giovani, che furono bella sua esistenza la ragione, il pensiero, l’ansia, la trepidazione!
Nessuno dimenticherà l’ultima volta che Egli fu tra noi, quando festeggiammo, or son tre anni, la squadra reduce dalle finalissime del Campionato. Quando Egli concluse il suo lirico saluto ai campioni, estendendolo al nostro Club, di cui Egli presentiva il trionfale avvenire, quando la Sua parola commossa ci fece intravvedere il cammino indubitabile, il grido che accolse la chiusa fu così forte, così pieno e sincero, che noi stessi ne fummo stupefatti e vi sentimmo non solo il plauso all’oratore, ma la gratitudine, la devozione, l’affetto che non mutano per mutar di vicende.
Oggi l’abbrunato gagliardetto bella Juventus si abbassa sulla salma di Corrado Corradino, che fu il nostro Poeta.
E l’anima nostra, striata di pianto, ne ripete il nome con pietà filiale, con indicibile amore.

2 commenti: