mercoledì 30 ottobre 2019

JUVENTUS - GENOA


21 aprile 2007 – Stadio Olimpico di Torino
JUVENTUS-GENOA 3-1
Juventus: Buffon; Birindelli (dal 58’ Boumsong), Zebina, Legrottaglie e Chiellini; Camoranesi (dal 67’ Marchionni), Marchisio, Giannichedda e Nedved; Del Piero (dal 91’ Zalayeta) e Trézéguet. In panchina: Mirante, Venitucci, Bojinov e Palladino. Allenatore: Deschamps.
Genoa: Rubinho; Masiello, Stellini e Criscito; Jurić, Milanetto (dal 76’ Galeoto), Botta (dal 40’ Coppola) e Fabiano; Rossi (dal 49’ León), Gasparetto e Di Vaio. In panchina: Scarpi, Di Maio, Carobbio e Greco. Allenatore: Gasperini.
Arbitro: Morganti di Ascoli Piceno.
Marcatori: Nedved al 18’, Chiellini al 36’, Di Vaio al 46’, Trézéguet al 66’.

Per la prima volta nella loro storia, Juventus e Genoa si affrontano in Serie B. È una partita al vertice; la Juventus, nonostante la penalizzazione di diciassette punti (poi ridotta a nove), viaggia a vele spiegate verso al Serie A. Non è da meno la squadra del presidente Preziosi, che insegue in terza posizione e che viene da cinque vittorie consecutive. Lo Stadio Olimpico è al gran completo; ci sono quasi 3.000 tifosi provenienti da Genova; Gian Piero Gasperini, torinese di Grugliasco, tifoso bianconero da ragazzo, giocatore bianconero con Giovanni Trapattoni, dieci anni (dal 1994 al 2003) a ricostruire con successo il settore giovanile juventino, siede sulla panchina del Genoa che cerca contro la capolista l’esame di laurea; la squadra bianconera, invece, arriva dal nervosissimo pareggio con il Rimini (con espulsione di Balzaretti nell’intervallo dopo un nettissimo rigore su Nedved ignorato dall’arbitro) e non può permettersi un nuovo passo falso.


“CORRIERE DELLA SERA”
La Juventus rammenta di essere la Juventus. In transito nel terminal della Serie B, ma pur sempre la Juventus, quella che mette pragmatismo e ferocia negli scontri diretti, quella che difficilmente fallisce la sfida più importante. Ne fa le spese il Genoa, la squadra più in forma del momento, reduce da cinque vittorie consecutive che si ferma al Comunale recitando il ruolo di vittima sacrificale in questo inedito scontro diretto al vertice che richiama il popolo, da sedicenti VIP a effervescenti tifosi (un genoano si fa medicare per alcune ustioni dovute allo scoppio di un petardo). Tremila al seguito del Grifo, mai vista la curva ospiti così gonfia. La squadra di Gian Piero Gasperini, che metà dei giocatori bianconeri li ha formati e l’altra metà li ha frequentati da vicino, è tutt’altro che messa male in campo ma paga, dopo un buon inizio, il fattore classe. La Juve non è bella, non è ariosa, non è spettacolare, ma ha un tasso tecnico altissimo che può fare la differenza in qualsiasi momento specialmente in una gara dove la difesa è quasi perfetta. Insomma, non è una partita dove c’è un gruppo che prende il sopravvento sull’altro, dove si montano assedi storici, dove la prevalenza del possesso palla è determinante. C’è un gran cozzo di pacchetti centrali e in questa partita nella partita la Juve ha il sopravvento fino al 2-0, quando Gasperini toglie Botta e inserisce Coppola potenziando il reparto centrale e pareggiando i conti almeno nel dominio della palla.
Così, dopo un inizio a impronta genoana è la Juventus a trazione fenomeni che mette le vele. I fenomeni che non sbagliano: Del Piero (forse troppo solo) controlla, mezzo passo verso il fondo e secco assist per l’inserimento come un furibondo folletto di Nedved che impatta con il destro per l’1-0. Qui il Genoa paga l’immersione in un’eccessiva abulia. La Juve, invece, si puntella sulla difesa e sulla copertura che tutti danno al reparto arretrato. Se Trézéguet e Del Piero vanificano un contropiede che potrebbe valere il 2-0 facendosi bloccare prima da Rubinho poi impappinandosi a vicenda, Chiellini, che riprende il suo ruolo naturale di terzino sinistro per la squalifica di Balzaretti, sbuca come sapeva fare una volta su un angolo di Camoranesi e trafigge Rubinho. A questo punto il Genoa estrae un po’ di decisione dall’anonimato spinto in cui è precipitato e va a segno con Di Vaio che riprende una corta respinta di Buffon (Rossi cross e Fabiano testa). Il 2-1 apre il secondo tempo a un’interessante prospettiva, ma la difesa juventina, goal a parte, tiene benissimo aiutata, in questo, dall’atteggiamento del Genoa che non riesce a imprimere una spinta alla sua partita. Il goal di David Trézéguet, su assist di uno Zebina che esce spesso palla al piede dalla sua area, chiude in pratica la tenzone. Un tentativo di Di Vaio da fuori viene alzato sopra la traversa dal genoano Buffon. La Juve da un’altra spallata alla classifica e si avvicina alla Serie A. Per il Genoa un finale di lotta. Tutto secondo tradizione e DNA.


“REPUBBLICA”
Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Dopo il Napoli, anche il Genoa si inchina alla Juventus, che negli scontri diretti si esalta, supera 3-1 i Grifoni all’Olimpico e allunga in vetta alla classifica, con sette punti di vantaggio sul Napoli secondo e otto proprio sui rossoblu. Il punteggio non rende il giusto tributo al Genoa, che per larghi tratti della gara ha messo in difficoltà la formazione di Didier Deschamps, ma dall’altra parte c’era una Juve vogliosa di tornare al successo dopo il discusso pari contro il Rimini e così, nonostante l’ex Di Vaio avesse riaperto i giochi dopo l’uno-due a firma Nedved e Chiellini, ecco Trézéguet tornare finalmente al goal dando una bella spallata verso l’agognata Serie A.
Privo dello squalificato Balzaretti e con Boumsong non ancora al meglio, Didier Deschamps sposta Chiellini a sinistra con Legrottaglie al centro al fianco di Zebina e Birindelli sull’altra fascia, mentre a centrocampo e in attacco il tecnico conferma gli uomini protagonisti contro il Rimini, con Camoranesi e Nedved sugli esterni, Marchisio e Giannichedda in mezzo e la coppia Del Piero-Trézéguet davanti. Gasperini si affida invece al solito 3-4-3, con Criscito che torna titolare prendendo il posto dello squalificato Bega al fianco di Stellini e Masiello, mentre sulle fasce tocca a Jurić e Fabiano con Botta e Milanetto centrali di centrocampo. Novità anche nel tridente dove con Di Vaio e Gasparetto c’è Rossi e non León, per lui solo panchina.
L’inizio è subito frizzante con entrambe le squadre che vanno in goal ma senza fare i conti con il fuorigioco (millimetrico quello di Nedved che manda in rete Del Piero, inesistente quello di Gasparetto che batte Buffon). Dubbi anche su un paio di episodi in area (spinta di Chiellini a Gasparetto, sospetto mani di Masiello) ma la partita è bella, avvincente, le squadre si affrontano a viso aperto, anche se il Genoa sembra avere una marcia in più rispetto a una Juve imballata e poco dinamica. Ma al 19’ arriva il vantaggio della capolista: numero di Del Piero sulla linea di fondo e pallone in mezzo per l’accorrente Nedved che in corsa fulmina Rubinho. I Grifoni accusano il colpo e in campo ben presto c’è solo una formazione, quella di Deschamps. Marchisio e Giannichedda sovrastano i loro dirimpettai Botta e Milanetto, il Genoa cede metri su metri e al 38’, dopo che Trézéguet aveva fallito una clamorosa occasione a tu per tu con Rubinho, la Juve raddoppia con Chiellini, che su angolo dalla destra di Del Piero salta più in alto di tutti e firma il 2-0. Gasperini corre ai ripari e mette dentro Coppola per Botta. Il cambio, complice anche un rilassamento dei bianconeri, sortisce subito i suoi effetti perché al secondo minuto di recupero il Genoa va in goal con Di Vaio, bravo a ribattere in rete una corta respinta di Buffon sul colpo di testa di Fabiano.
La rete riaccende le speranze dei rossoblu che rientrano in campo con la stessa determinazione dei primi minuti, tanto che Gasperini comincia a credere nell’impresa e mette anche León per Rossi. La Juve è in affanno, in avanti c’è poco movimento e il Genoa avanza il suo baricentro intensificando gli sforzi alla ricerca del pari. Deschamps perde Birindelli per un fastidio muscolare, al suo posto Boumsong, ma i problemi sono altri perché la squadra non gira come nella prima frazione. Ma al 21’ i bianconeri trovano il terzo sigillo con Trézéguet, che si fa perdonare l’opportunità sprecata nel primo tempo finalizzando nel migliore dei modi una splendida percussione di Zebina.
La partita di fatto si chiude qui, perché il Genoa prova sì a reagire ma senza mai farsi seriamente pericoloso mentre la Juve, un po’ appagata un po’ stanca, evita di premere sull’acceleratore e si limita ad amministrare il vantaggio fino al triplice fischio finale. La fuga verso la A è ricominciata.

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