domenica 11 febbraio 2024

Carlo DELL'OMODARME


Aveva fatto simpatia al complicato Giordanetti – ricorda Vladimiro Caminiti – che lo aveva visto bene tra i ragazzini del Nagc. A testa bassa Dellomo dribblava tutto e soprattutto se stesso. Il momento del cross arrivava nel caos di questa tecnica solistica e senza sole, i supporter di Madama se la prendevano con i dirigenti per la presenza di questo mediocre cursore. La Juventus lo cedette alla Spal nel ‘61 ma quel furbo di campagna di Mazza lo ritornò a prezzo triplicato al commendator Giordanetti due anni dopo. Manco a dirlo rifiniva alla Spal dribblando accanitamente.

GIANNI GIACONE, DA “HURRÀ JUVENTUS” DEL MAGGIO 1972
Maggio ‘63: il Campionato non ha più nulla da dire, l’ha vinto l’Inter di Moratti, Herrera e, da poco tempo, anche di un giovincello dal nome famoso, Mazzola si chiama, e il ricordo vola a Superga lontana ma sempre presente. La Juve si è arresa per ultima alla superiorità dei rivali meneghini, è seconda, le ultime tre giornate sono pura formalità.
In casa bianconera si comincia prestissimo a pensare ai rinforzi, l’Inter non può vincere sempre, si pensa, basta trovare qualche pedina buona...
E i primi acquisti lasciano tutti di stucco, la concorrenza è battuta sul tempo: Gori terzino e Menichelli ala sono il meglio che il mercato offra, per il romanista c’è stato un tira-molla mica da poco, i tifosi della capitale non volevano sentire ragioni, «Menico» sarà a lungo rimpianto...
Ma di ali ne sono arrivate due, c’è anche Dell’Omodarme, che torna all’ovile dopo sei anni di peregrinazioni in mezza Italia calcistica; da ragazzino aveva giocato in «primavera» e in «De Martino» coi colori bianconeri, e a Torino ritorna ormai consacrato, a Ferrara i suoi dribblings trascinano la gente allo stadio più della genuina classe di Massei.
Con un cognome più adatto a un condottiero di ventura che a un pedatore, Dell’Omo fa parlare di sé molto prima che inizi il campionato: succede che la stagione bianconera ha uno strascico in terra svizzera, Coppa delle Alpi, e l’undici di Amaral, forte dei tre nuovi acquisti, prende la cosa sul serio, gol come se piovesse al Basilea e al Grasshopers, anche Dell’Omo ci mette lo zampino, e in finale la Atalanta di Domenghini sanziona la freschezza di una Juve che lievita... Ma siamo andati lontano, torniamo in casa nostra, il campionato che va a iniziare non è determinante solo per Dell’Omo, ma anche per l’allenatore Amaral, che presto se ne andrà, e non ne sentiremo più parlare, la Juve andrà avanti anche senza il modulo brasilero...
Dell’Omo comincia alla grande la nuova stagione, al Comunale la gente applaude la doppietta di Sivori alla Spal, ma anche il golletto del «Nostro» non passa inosservato: veramente è difficile che un tipo come Dell’Omo passi inosservato; nel bene o nel male, il suo dribbling fa colpo, d’accordo che spesso ritarda il gioco, ma a volte il terzino non sa più come raccapezzarsi...
Monzeglio subentrato ad Amaral a volte si scoccia con questo tipo un po’ pazzo che tiene la palla come se fosse solo sua, e gli preferisce Stacchini; è un campionato balordo, due infortuni gli impediscono di smentire il suo allenatore, la Juve intanto va a singhiozzo, strapazza l’Inter campione e poi si fa annichilire dalla matricola Messina, così non va...
L’anno dopo molte cose cambiano, è arrivato Heriberto Herrera, Nenè non è più centravanti, ora c’è Combin, grande e grosso e bravo, epperò per nulla fortunato; Dell’Omodarme aspetta con pazienza il suo turno, ora dribbla un po’ meno e passa un po’ di più la palla, Heriberto non lesina complimenti e lo lancia in squadra alla prima occasione, centravanti al posto di Combin col perone rotto. E Dell’Omo piano piano emerge, il pubblico si diverte, dei sette palloni infilati al Genoa uno porta la sua firma...
Ma quando verrà la sua ora vera, come titolare fisso all’ala destra, che è la sua posizione naturale?
Anche il suo secondo campionato in bianconero è stato un mezzo fiasco, una manciata di presenze e qualche sparuto gol qua e là, non può certo bastare a dargli soddisfazione...
Durante l’estate si prepara con scrupolo, non può fallire anche la terza volta, e a Villar si capisce subito che Dell’Omo farà qualcosa di buono, è già in forma a ferragosto, quando gli altri ancora sgobbano per cacciare i chili superflui, e a settembre il posto di titolare non glielo leva più nessuno. Nella conquista della Coppa Italia, che la Juve strappa alla pluriblasonata Inter in una calda serata del settembre romano, c’è anche il gran gioco di Dell’Omodarme, che disputa una partita capolavoro giocando prima all’attacco e poi a protezione del centrocampo contro l’assalto disperato dei nerazzurri. E in campionato ci si deve arrendere all’evidenza dei fatti; la Juve ha trovato un’ala destra di ruolo che molti le invidiano: a novembre scende al Comunale la capolista Fiorentina a difendere il primato e becca secco, tre a zero.
«Il primo giocatore bianconero a mettere in crisi l’apparato difensivo dei viola – scriveva il giorno dopo Giglio Panza su “Tuttosport” – fu l’ala destra Dell’Omodarme; questo modesto e sovente criticato giocatore è in forma esplosiva... Ha letteralmente distrutto Castelletti in forma decorosissima, ha giocato con discernimento sia che fosse a destra oppure a sinistra o sul centro. I tre gol portano tutti la sua traccia, servizi impeccabili al termine di impressionanti sgroppate...».
La domenica dopo c’è il Derby, e la Juve vince di slancio, è il suo momento magico, certo che c’entra in questo la ritrovata vena di Dell’Omo-Garrincha, ci mancherebbe altro, suo è il gol che chiude la questione con i cugini granata... Dopo due anni di insipienza, Dell’Omodarme si è fatto finalmente valere, ma la forma non è tanto facile a mantenersi, c’è anche di mezzo uno stiramento, sicché il finale di torneo lo ritrova a navigare tra le riserve, mica è colpa sua se la concorrenza è forte, il quinto posto finale grida vendetta; la Juve ha concluso al galoppo distruggendo Milan, E Dell’Omo?
Avrà modo di rifarsi? No, è storia recente, nella Juve che fa tredici per Dell’Omodarme non c’è più posto neppure tra le riserve, se ne è ritornato alla Spal amareggiato e deluso, la Juve è già un ricordo o poco più; come i suoi dribblings...

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