domenica 19 febbraio 2023

SPEZIA - JUVENTUS


27 gennaio 2007 – Stadio Picco di La Spezia
SPEZIA-JUVENTUS 1-1
Spezia: Santoni; Nicola, Giuliano, Addona e Gorsegno; Saverino; Guidetti (dal 71’ Padoin), Confalone, Frara e Do Prado (dal 56’ Baù); Varricchio.  In panchina: Rotoli, Alessi, Greco, Ponzo e Rossi. Allenatore: Soda.
Juventus: Buffon; Birindelli (dal 78’ De Ceglie), Piccolo, Giannichedda e Balzaretti; Camoranesi (dal 90’ Marchionni), Paro (dal 71’ Palladino), Zanetti e Nedved; Del Piero e Trézéguet. In panchina: Mirante, Legrottaglie, Marchisio e Bojinov. Allenatore: Deschamps.
Arbitro: Rocchi di Firenze.
Marcatori: Confalone al 39’, Nedved al 93’.

NERO SU BIANCO, DEL 1° FEBBRAIO 2007
La prima azione degna di nota è di marca spezzina con Giannichedda costretto ad anticipare Guidetti. Col passare dei minuti è però la Juventus a prendere in mano le redini del gioco. Trezeguet viene cercato con i cross dagli esterni. Al 18’ lo stacco del francese finisce alto e al 23’ Guidetti ci mette un pugno per anticiparlo, ma Rocchi non vede il tocco e non fischia il tiro dal dischetto. Intorno alla mezz’ora ci provano anche Del Piero e Paro ma la gara non si sblocca. Si sblocca invece al 39’, ma la rete è dello Spezia: traversone di Do Prado da sinistra e stacco vincente di Confalone. I padroni di casa volano sulle ali dell’entusiasmo e due minuti dopo Buffon deve intervenire per fermare Guidetti presentatosi a tu per tu. Si va così al riposo con lo Spezia avanti 1-0.
Deschamps rimanda in campo la stessa squadra del primo tempo. La pressione si fa subito decisa e al 5’ Santoni compie il primo miracolo su Trezeguet, magistrale come sempre nell’anticipo sul cross di Birindelli. Ma al 7’ è ancora Confalone ad avere la palla buona ma Buffon si supera e salva. Ci prova anche Felice Piccolo a mettere la testa, ma il suo stacco è alto. L’occasione più grande capita però tra i piedi di Camoranesi. Del Piero è perfetto nell’assist, l’italo argentino arriva solo in area ma Santoni è ancora una volta decisivo. Deschamps gioca le carte Palladino (per Paro) e De Ceglie (per l’acciaccato Birindelli). Ma non c’è neppure il tempo di provare il nuovo modulo che Giannichedda viene espulso per doppia ammonizione. Anche con l’uomo in meno non cala il forcing. Del Piero ci prova dal limite e poi con l’assist nel corridoio per Palladino, ma Santoni si conferma in giornata. La stanchezza si fa sentire e i padroni di casa vedono avvicinarsi l’impresa storica. Si arriva al 45’ quando Rocchi decreta quattro minuti di recupero. Entra anche Marchionni. Ma per trovare il pareggio non ci vuole una giocata da fuoriclasse. Pavel Nedved controlla e dal limite spara un destro che si insacca a fil di palo.

MARCELLO CHIRICO
Pensavamo di averla ritrovata, invece l’abbiamo nuovamente persa. Se n’è accorto pure Didì, e infatti si è giustamente risentito coi suoi giocatori. La Juve è tornata a essere la squadra mediocre vista per quasi l’intero torneo cadetto. Bruttina, svogliata, improduttiva. Non potesse contare su quei 4/5 fuoriclasse della sua rosa, di sicuro avrebbe seri problemi a portare a casa risultati utili e, quindi, a tornare in A. Per fortuna sua può invece fare ancora affidamento sulla cattiveria agonistica, e quindi positiva, di un guerriero come Pavel Nedved, che non ci sta a perdere nemmeno una partita amatoriale tra scapoli e ammogliati, figurati quando contano i tre punti. O anche soltanto uno.
Com’è stato appunto quello, importantissimo (per la classifica, ma anche per il morale), strappato a La Spezia proprio grazie a una prodezza dell’inesauribile ceko nei minuti di recupero, con lo stadio spezzino già in tripudio per un successo storico, quanto quello del Mantova tre settimane prima sempre ai danni di Madama. Ma l’Epifania si è portato via feste, voglia di far regali e mal di schiena.
Quello da cui era afflitto SuperGigio, tornato nuovamente a difendere la nostra porta e – manco a dirlo – a essere decisivo pure lui in almeno un paio di situazioni imbarazzanti, nelle quali il nostro portierone ha ricordato pure in Riviera di Levante di essere lui il più forte del mondo. Gigi e Pavel rappresentano i baluardi bianconeri, per il modo in cui incarnano ed esprimono in campo lo spirito juventino, fatto di concretezza, grinta, voglia di crederci sempre. Impossibile fare a meno di loro. Nel momento contingente, così come in un futuro prossimo.
Altrettanto sarebbe indispensabile una maggiore concentrazione, insieme a un maggiore impegno, da parte dell’intera squadra. Una voglia che anima a intermittenza chi scende sul terreno di gioco e, proprio per questo, determina spesso e volentieri prestazioni scialbe, come appunto quella a cui abbiamo assistito sabato scorso al Picco. Non è stata la prima, speriamo almeno sia l’ultima. Tutto dipenderà da quanto i nostri ragazzi vorranno davvero cambiare marcia, dal quanto d’ora in poi si imporranno di cambiare atteggiamento e approccio mentale alle singole gare. È faticoso per noi tifosi seguire questo torneo di B, figuriamoci per loro che l’anno scorso si erano pure laureati campioni d’Italia per il secondo anno consecutivo e davano per scontato altri palcoscenici. Calarsi nella B, sapendo di non essertela meritata per demeriti propri, non è facile.
Però, al giro di boa stagionale, la Juve è comunque in testa pure qui, in questa immeritata cadetteria, e in lontananza si inizia a intravedere la fine del tunnel. L’errore sarebbe quello di dare già per scontato il passaggio a miglior vita nella categoria che ci compete, ma siamo sicuri che a riportare tutti coi piedi per terra ci penseranno Gigi e Pavel. Gli unici – con capitan Del Piero – ad aver capito quanti sia insidiosa questa B, soprattutto quando anche gli arbitri sono più propensi (o d’accordo?) a punirti piuttosto che a darti ciò che ti spetta. Nessuno pretende regali, ma perlomeno direzioni di gara eque. Anche perché non vorremmo scontare in eterno i peccatucci di Moggi.

ANDREA PARODI
L’ultimo pareggio non odora di soddisfazione. Didier Deschamps si presenta ai taccuini senza grande convinzione. Da una parte c’è la consapevolezza di aver strappato un punto al 92’, dall’altra c’è la consapevolezza che la squadra non ha particolarmente brillato, soprattutto nella prima parte della gara.
“Abbiamo iniziato male – ha commentato – anche se devo dire che questo campo non ci ha aiutato. Loro si chiudevano bene, mentre noi cercavamo di portare troppo la palla. Abbiamo preso il gol alla loro prima occasione. Nel secondo tempo abbiamo consumato tante energie, creando occasioni ma rischiando qualcosa in contropiede, senza Buffon sarebbe stato più difficile. Abbiamo fatto molto meglio nel finale e siamo riusciti a trovare il pari”.
Ma ad aver contribuito a una maggiore polemica si aggiungono le polemiche sulle scelte arbitrali. “Non era facile valutare l’intervento di mano di Giuliano – ha spiegato il Mister – secondo me era più netto l’intervento su Piccolo. Quello che resta e che noi non abbiamo ancora avuto un rigore da inizio stagione. La mia è una squadra che attacca tanto, per questo mi sembra strano. Purtroppo ogni volta sembra che debba cadere lo stadio se c’è un episodio a nostro favore, ma a Genova abbiamo avuto contro un rigore molto meno netto. Questo, comunque, non lo dico perché voglio avere un penalty contro il Rimini”.
Ad allarmare il tecnico francese ci sono le brutte notizie dagli spogliatoi, in primis l’espulsione di Giannichedda, che costerà la squalifica sabato prossimo contro il Rimini, nella prima partita del girone di ritorno. Ecco nelle parole di Deschamps la situazione del reparto difensivo: “Chiellini e Boumsong migliorano, Legrottaglie ha fatto allenamento con il gruppo tutta la settimana. Purtroppo è da due mesi che dietro siamo in emergenza e questo non ci aiuta per trovare i giusti automatismi”.
Il vero protagonista della giornata, però, è stato Pavel Neved, che in cinque settimane di stop aveva fatto quasi dimenticare la sua furia. Nelle ultime due partite è stato determinante, in particolare contro lo Spezia. “È stato un bel gol, importante perché ci ha permesso di uscire imbattuti” – ha detto il Pallone d’Oro 2003. “Loro forse meritavano di più e ci hanno fatto soffrire. Sapevamo che non era facile giocare su questo campo, ma questa non è una scusante. Oggi non abbiamo fatto una buona partita, ma siamo comunque contenti così”.
”Questo è un segnale forte – ha detto il ceco – perché dimostra a tutti che bisogna soffrire per andare in serie A. Lì, non ci siamo ancora e dovremo lottare ancora a lungo per arrivarci”.


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