Solamente due presenze nella stagione 1941-42 per Carlo Ceresoli, ottimo portiere diventato famoso per essere stato uno degli undici “Leoni di Highbury”.
ROMANO DA PRATO, DA “IL CALCIO E IL CICLISMO ILLUSTRATO” DEL 16 AGOSTO 1964
La lancetta dei secondi non aveva compiuto ancora il suo primo giro, che l’arbitro svedese Olsson decretò il calcio di rigore a favore degli albionici, per un fallo di Allemandi su Drake. Incaricato del tiro, l’ala sinistra Brooke, un mancino dalla «sventola» veramente irresistibile. A guardia della rete italiana, cera Carlo Ceresoli, l’indomita portiere dell’«Ambrosiana-Inter».
Brooke prese una breve e rincorsa, effettuò un tiro a mezza altezza che «Carlo» deviò, con la punta delle dita in calcio d’angolo, salvando così la rete italiana da una immediata capitolazione.
Ci riferiamo al mirabile ed indimenticabile incontro di «Highbury» del 14 novembre 1934. Al termine del confronto, perso dai nostri per 3 a 2, a causa di un infortunio toccato a «Luisito» Monti, al 2’ minuto di gioco, colpito, proditoriamente, da un calcione affibbiatogli da Drake, divenuto poi manager del «Chelsea», Guglielmo Marconi, il celebre scienziato si complimentò nonostante l’insuccesso, con Ceresoli che, con Peppino Meazza, era stato il prim’attore, il protagonista di quella incandescente partita.
All’indomani, i giornali londinesi elogiarono moltissimo, la bella prova dell’estremo difensore «azzurro». Il famoso tecnico Ivan Sharpe ala sinistra dell’Inghilterra alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912, in seguito presidente dei giornalisti sportivi del Regno Unito, disse di lui: «L’Italia ha giocato una partita gagliarda: Ceresoli si è dimostrato un autentico “eroe”». L’incontro di Londra è il pezzo più pregiato nel mosaico calcistico di Ceresoli.
Ricostruiremo, ora, brevemente, il suo «itinerario», andremo alla ricerca degli aneddoti, degli episodi più esaltanti, delle perle più preziose che si aggiunsero alla brillante collana dell’ex «n. 1» della nazionale italiana.
Bergamo, la civettuola città lombarda, gli diede i natali il 1° giugno 1910. Come tutti i ragazzi, all’inizio della loro carriera, Ceresoli tirò i primi calci su alcuni campetti periferici.
Il suo sogno era quello di militare nella locale squadra dell’Atalanta. Ed infatti, a diciotto anni Ceresoli esordì nelle file degli orobici il I novembre 1928, disputando una grande partita contro la Triestina, sconfitta per 4 a 2. L’avvenimento sportivo coincise con l’inaugurazione dello stadio.
Le sue prodigiose prestazioni costituirono il trampolino di lancio per il passaggio ad un’altra forte squadra, una compagine che si aggiudicherà il primo campionato a girone unico: l’Ambrosiana-Inter di Meazza. Ma, nell’«undici» meneghino, Ceresoli dovette, inizialmente, fare anticamera a Degani e a Smerzi. Ma il suo valore venne alla luce, dopo due stagioni. L’allenatore ungherese Weisz, vistolo più volte all’opera lo mise direttamente in prima squadra. Fu un trionfo.
«Carletto» conquistò subito la difficile ed esigente platea milanese, con slancio, con ardore, con combattività. La sua rete parve stregata, gli attaccanti di maggior grido, come Piola, stentarono a superare Ceresoli, ardimentoso nelle uscite, spericolato negli interventi volanti.
Pozzo si accorse di lui, ed in occasione dei campionati mondiali romani del 1934, gli affidò la guardia della rete, nell’incontro eliminatorio contro la Grecia, a Milano, il 25 marzo 1934. Gli «azzurri» vinsero per 4 a 0 e Ceresoli giocò da par suo. Fu, questo, il primo degli otto incontri che il «bergamasco» disputò in nazionale (aveva giocato la prima partita tra i cadetti, il 3 dicembre del 1933, contro la Svizzera a Lugano, incontro terminato con lo straripante successo dei nostri per 7 a 0).
Nel 1935, Ceresoli lasciò l’Inter, per militare nei ranghi del Bologna, dove formò dapprima con Fiorini e Gasperi, poi con Pagotto e Ricci un trio difensivo d’eccezione, laureandosi tre volte campione d’Italia, in maglia rossoblù.
Passò quindi al Genova dove restò per due annate. Indi, un salto tra le file degli «Zebroni» juventini.
Poi, la lunga esperienza di allenatore nel dopoguerra, Dal 1946 al 1950 al «Palazzolo»; successivamente, all’Atalanta, alla Salernitana, nuovamente al «Palazzolo» con il definitivo ritorno al suo «Primo amore» (l’Atalanta) come istruttore ai giovani e come «vice».
Ceresoli ha lasciato un’impronta ben tangibile nel turbinoso mondo del football italiano. Lo rammenteremo sempre come un portiere completo, un difensore che dava tutto se stesso per il buon esito della contesa, ma soprattutto, lo ricorderemo, come «l’eroe di Londra».
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