mercoledì 25 marzo 2020

Leonardo SPINAZZOLA


«Stando alla Juventus ho visto la mentalità vincente, i giocatori campioni fuori e dentro al campo e quindi penso di essere nell’età giusta per dare il mio meglio. Sono molto felice della stagione passata l’anno scorso con la Juventus perché sono andato oltre le mie aspettative. Il primo anno in bianconero ho subito il diverso spessore della squadra, la pressione di vincere sempre, un’altra mentalità, ed è stato tutto difficile. In più ho avuto l’infortunio e per me è stata tutta una rincorsa su tutto. Sono migliorato tanto».

EMANUELE ATTURO, DA ULTIMOUOMO.COM DEL 4 LUGLIO 2019
Con la fantasia finanziaria dei giorni di calciomercato a ridosso del 30 giugno, Juventus e Roma hanno completato lo scambio tra Luca Pellegrini e Leonardo Spinazzola. Le cifre dell’operazione sono difficili da capire senza un po’ di contesto: Pellegrini è costato ai bianconeri 22 milioni di euro; Spinazzola ai giallorossi 29,5 milioni. Quest’ultimo è il terzo acquisto più costoso della storia della Roma e anche Pellegrini si piazza piuttosto in alto nella classifica della Juventus, sopra a gente come Patrick Vieira o Zlatan Ibrahimovic.
Lo scambio è interessante per diverse ragioni: ha coinvolto due squadre di primo livello e due giovani italiani, anche se hanno sei anni di differenza, che giocano nello stesso ruolo, anche se in modi completamente diversi.
Se in Pellegrini la Juventus ha visto soprattutto un investimento per il futuro, Spinazzola con tutta probabilità arriverà alla Roma per fare il titolare. Da qui la differenza di costo fra i due giocatori, di circa 7 milioni. Spinazzola ha 26 anni, 60 presenze in Serie A e 7 con la Nazionale maggiore. Un giocatore, quindi, già definito nei suoi pregi e difetti. 
Spinazzola, soprattutto, è un giocatore molto peculiare, con una formazione calcistica per certi versi unica. Ha giocato tutta la carriera da esterno alto, e in quel ruolo ha vinto il premio “Golden Boy” al torneo di Viareggio nel 2012. Nei vari prestiti però non è riuscito a fare davvero la differenza, producendo troppo poco per un giocatore offensivo, anzi, praticamente niente. Spinazzola ha segnato appena 3 gol tra i professionisti. Quando è arrivato a Perugia, nel 2015, andava per i 23 anni e non si capiva ancora quale fosse la sua utilità in campo. Fino a gennaio non ha praticamente giocato, poi Bisoli gli ha spiegato che se non si fosse abbassato terzino non avrebbe avuto una carriera: «Lo prese il direttore, non lo conoscevo. Avrebbe dovuto fare la mezzala o l’esterno alto. Non mi convinceva. Gli dissi ‘o giochi terzino o secondo me non va…’ e lui rispose ‘non so fare le diagonali mister’ così ci siamo messi lì a ripeterle fino allo sfinimento. Poi… volava!».
È un aspetto che lui stesso ha sottolineato quando ho dovuto spiegare le difficoltà all’inizio della carriera: «Non devo dare colpa a nessuno tranne che a me, forse ero un pochino acerbo, di testa, ma anche il ruolo… da esterno offensivo devi fare gol, io non ne ho mai fatti tanti. Abbassandomi ho molte più prospettive». Spinazzola dice di ispirarsi a Zambrotta – anche lui nato ala e diventato terzino –, ma le partite in Serie B col Perugia rimangono di fatto le uniche giocate da terzino, almeno fino a quest’anno. Alla Juve Spinazzola ha pagato i problemi fisici nel primo anno, mentre in questa stagione Allegri non si è fidato completamente di lui, per poi mandarlo in campo nella ormai iconica partita di ritorno contro l’Atletico Madrid. In quell’occasione Spinazzola ha mostrato il meglio del suo repertorio: grande intensità, con e senza palla, capacità di puntare l’uomo e schiacciare la difesa avversaria.
«Ha fatto davvero una grande partita a sinistra» ha detto Allegri ai microfoni. Complessivamente, però, Spinazzola non ha giocato molto, e la partita contro l’Atletico ha rappresentato più che altro una promessa per un futuro in cui l’esterno di Foligno sarebbe diventato più importante. Spinazzola è un giocatore dalle caratteristiche esasperate, eccezionale in alcuni aspetti del gioco e indecifrabile in altri. Da sinistra, ama ricevere palla sui piedi e correre sulla fascia minacciando sempre di rientrare verso il centro del campo con il piede destro. La capacità di saltare l’uomo è senza dubbio la migliore qualità di Spinazzola: per la leggerezza della corsa, ma anche per un repertorio di finte in corsa sempre in grado di sbilanciare l’avversario. Lo scorso anno ha provato 2,7 dribbling ogni 90’, ma nelle stagioni precedenti con l’Atalanta – dove aveva più continuità – si è andato oltre i quattro – numeri significativi per un esterno basso. Spinazzola è un giocatore che ha bisogno di non riflettere troppo ma di spingere in avanti col pallone a tavoletta. Far avanzare la squadra con la palla è la singola situazione di gioco in cui è più efficace. 
Anche perché arrivato negli ultimi metri Spinazzola non riesce sempre a definire la mole di situazioni di vantaggio prodotte. Con l’Atalanta ha messo insieme 9 assist in due stagioni: non pochi, ma neanche molti considerato il numero di situazioni che Spinazzola genera, e anche la tradizionale produttività degli esterni di Gasperini. Per fare un esempio, quest’anno Castagne ha prodotto 5 gol e 2 assist in poco più di 20 partite. Spinazzola è un giocatore istintivo e quando arriva negli ultimi metri non possiede grandi letture.
In generale, più il gioco rallenta e più il talento di Spinazzola si normalizza. Per questo ha offerto il meglio di sé con l’Atalanta di Gasperini, una squadra che gioca a grande ritmi e sempre in verticale, chiedendo ai giocatori grandi responsabilità individuali soprattutto nella conduzione del pallone. Per questo la sua migliore prestazione con la Juve è coincisa con quella più proattiva e giocata ad alti ritmi.
Nel gioco di passaggi Spinazzola non è particolarmente brillante: giocare a piede invertito lo limita in certe situazioni e dirada lo spettro delle sue possibilità. In fase difensiva è molto efficace quando può difendere in avanti, sapendo di essere protetto, mentre la sua solidità in una linea a quattro è ancora tutta da testare, visto che ad alti livelli ci ha giocato oggettivamente poco.
In ogni caso, Spinazzola è un profilo davvero unico: quanti terzini a piede invertito che puntano così tanto l’uomo esistono in Europa?
Per brillare, il talento di Spinazzola ha bisogno del contesto che renda più efficaci questi pregi, evitando di infilarlo in situazioni in cui è in difficoltà. Non è ancora chiaro se la Roma di Fonseca sia il contesto adatto a lui. Se da una parte il tecnico portoghese ama i terzini con un’interpretazione molto offensiva, che restino molto alti sin dalle prime fasi dell’azione, d’altra parte ama farli attaccare soprattutto senza palla, e il gioco di controllo basato sul dominio del pallone non per forza si adatta bene alle caratteristiche più istintive dell’ex terzino della Juve. Sulla possibilità di giocare a destra Spinazzola ha detto che è solo questione di “abitudine”, anche se le sue migliori qualità col pallone, schierato sul suo piede naturale, potrebbero essere limitate e la Roma da quel lato dovrebbe comunque avere Florenzi come prima opzione.
Detto questo, Spinazzola è un giocatore ancora giovane e che ha già dimostrato di poter fare la differenza ad alti livelli se messo nelle giuste condizioni: l’acquisto della Roma è senz’altro ambizioso e conferma quella dimensione di “coraggio” più volte evocata da Fonseca da quando è arrivato a Roma. Sarebbe sbagliato etichettarlo come semplice cosmesi finanziaria. Il sistema tattico di Fonseca e l’ambiente della Roma d’altra parte saranno senz’altro probanti per il talento di Spinazzola, dandoci una misura più precisa della dimensione calcistica di uno dei giocatori più peculiari del calcio italiano.

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