Una vita in bianconero, dagli Esordienti alla prima squadra – si legge su Gianlucadimarzio.com del 26 maggio 2017 – Emil Audero è cresciuto nella Juventus, l’ha portata nel cuore fin da bambino, quando sognava un giorno di poter ripercorrere le orme dell’idolo Buffon. La chiamata è arrivata presto, quando ancora frequentava la prima media. Papà (Edy Mulyadi) indonesiano, di Mataram, 1300 chilometri da Giacarta; mamma italiana, di Curmiana, a venti chilometri da Torino. La sua vita calcistica è iniziata lì, proseguita nell’accademia per portieri di Marco Roccati. Il passaggio alle giovanili della Juventus è avvenuto in maniera naturale. Da lì non si è più mosso Audero.
Nove anni in bianconero: tante presenze nelle giovanili, domani arriverà la prima con i grandi. Un’emozione forte, una gioia incontenibile. Ha aspettato tanto questo momento: per l’esattezza dal 30 novembre 2014, quando fece la sua prima apparizione sulla panchina bianconera appena diciassettenne. Da lì ha collezionato sessantuno panchine, senza però mai scendere in campo. «In porta gioca Audero», ha detto ieri Allegri in conferenza, spiazzando un po’ tutti. Il giusto riconoscimento per un ragazzo che negli anni ha dimostrato di avere la stoffa del predestinato. Ameno così lo definiscono in Indonesia, dove spesso lo chiamano per chiedergli di rappresentare la loro Nazione.
La risposta però è sempre la stessa: «No grazie».
Il motivo? Audero si sente italiano a tutti gli effetti, è qui da quando aveva appena un anno. Ha già indossato la maglia della Nazionale Under 17, ha sfiorato quella dell’Under 20 che sta disputando il Mondiale in Corea del Sud. Lui però ora deve pensare alla Juventus, non può distrarsi. E pensare che in porta ci si è trovato quasi per caso.
«Giocavo come esterno all’inizio! Sono diventato portiere casualmente, come spesso succede quando nella squadra del paese ne manca uno. Mi è piaciuto come ruolo, e da allora ho continuato a coltivarlo con piacere».
Scherzi del destino, perché ora Audero è considerato uno dei portieri più promettenti del calcio italiano, al pari di Meret, al quale contende la porta della Nazionale Under 20. Tante parole, altrettanti elogi, domani finalmente potrà esaudire il suo desiderio più grande: esordire in prima squadra. Prenderà il posto dell’idolo di sempre Buffon. Niente passaggi di consegne però, la strada è ancora lunga, ma da domani il cammino di Emil Audero sarà un po’ più in discesa.
La risposta però è sempre la stessa: «No grazie».
Il motivo? Audero si sente italiano a tutti gli effetti, è qui da quando aveva appena un anno. Ha già indossato la maglia della Nazionale Under 17, ha sfiorato quella dell’Under 20 che sta disputando il Mondiale in Corea del Sud. Lui però ora deve pensare alla Juventus, non può distrarsi. E pensare che in porta ci si è trovato quasi per caso.
«Giocavo come esterno all’inizio! Sono diventato portiere casualmente, come spesso succede quando nella squadra del paese ne manca uno. Mi è piaciuto come ruolo, e da allora ho continuato a coltivarlo con piacere».
Scherzi del destino, perché ora Audero è considerato uno dei portieri più promettenti del calcio italiano, al pari di Meret, al quale contende la porta della Nazionale Under 20. Tante parole, altrettanti elogi, domani finalmente potrà esaudire il suo desiderio più grande: esordire in prima squadra. Prenderà il posto dell’idolo di sempre Buffon. Niente passaggi di consegne però, la strada è ancora lunga, ma da domani il cammino di Emil Audero sarà un po’ più in discesa.
Il giovinotto esordisce così in Prima Squadra, nella vittoriosa trasferta di Bologna (ultima giornata di campionato) dove, guarda caso, il goal della vittoria viene siglato da un altro giovanissimo: Moise Kean. La prova di Emil è positiva, per nulla condizionata dall’emozione. Intervistato dalla TV ufficiale bianconera, racconta le sensazioni vissute sul campo.
«Sono felice, perché alla fine debuttare da titolare così è un’emozione indescrivibile. Per tante cose uno ci mette aggettivi, ma alla fine il bello è soltanto viverla e godersela al massimo. Chiellini prima di partire mi ha detto: “Goditela”. E così è stato. È stato peggio il prima, rimanere in hotel, in camera, non vedevo l’ora di scendere in campo, di fare un bel riscaldamento, una bella partita. Io sono cresciuto qui, è il nono anno, ho proprio tutta dentro di me la cultura della Juve, la cultura del lavoro, la serietà, la professionalità e quest’anno credo sia stato l’apice di tutto quello che è stato nel settore giovanile, ho capito tante cose, ho condiviso tante cose con un gruppo di campioni, ho imparato tanto. Oggi in campo ho cercato di mettere tutto quanto quello che ho appreso in queste stagioni. Già l’anno scorso ma soprattutto quest’anno. Con Buffon e Neto ho un ottimo rapporto, sono persone squisite, con cui ho condiviso già due anni in modo anche passionale, negli allenamenti, ma anche nelle partite si vede che c’è coesione e c’è proprio un gran feeling. Quindi mi hanno tranquillizzato, mi hanno fatto l’in bocca al lupo, mi sono stati vicini. Mantenere la concentrazione quando si è poco impegnati è difficile e va allenata. In questo ho preso dal numero uno, da Gigi. Magari uno non è impegnato per ottanta minuti e all’85’ è costretto a fare una parata. Questo è il ruolo e l’obiettivo che ha il portiere della Juve. Quando si è chiamati in causa bisogna rispondere presente. La concentrazione deve essere sempre al massimo, il ruolo del portiere è un ruolo soprattutto di testa e mentalità e oggi alla fine l’ho allenata e l’ho applicata in campo nel miglior modo possibile».
«Sono felice, perché alla fine debuttare da titolare così è un’emozione indescrivibile. Per tante cose uno ci mette aggettivi, ma alla fine il bello è soltanto viverla e godersela al massimo. Chiellini prima di partire mi ha detto: “Goditela”. E così è stato. È stato peggio il prima, rimanere in hotel, in camera, non vedevo l’ora di scendere in campo, di fare un bel riscaldamento, una bella partita. Io sono cresciuto qui, è il nono anno, ho proprio tutta dentro di me la cultura della Juve, la cultura del lavoro, la serietà, la professionalità e quest’anno credo sia stato l’apice di tutto quello che è stato nel settore giovanile, ho capito tante cose, ho condiviso tante cose con un gruppo di campioni, ho imparato tanto. Oggi in campo ho cercato di mettere tutto quanto quello che ho appreso in queste stagioni. Già l’anno scorso ma soprattutto quest’anno. Con Buffon e Neto ho un ottimo rapporto, sono persone squisite, con cui ho condiviso già due anni in modo anche passionale, negli allenamenti, ma anche nelle partite si vede che c’è coesione e c’è proprio un gran feeling. Quindi mi hanno tranquillizzato, mi hanno fatto l’in bocca al lupo, mi sono stati vicini. Mantenere la concentrazione quando si è poco impegnati è difficile e va allenata. In questo ho preso dal numero uno, da Gigi. Magari uno non è impegnato per ottanta minuti e all’85’ è costretto a fare una parata. Questo è il ruolo e l’obiettivo che ha il portiere della Juve. Quando si è chiamati in causa bisogna rispondere presente. La concentrazione deve essere sempre al massimo, il ruolo del portiere è un ruolo soprattutto di testa e mentalità e oggi alla fine l’ho allenata e l’ho applicata in campo nel miglior modo possibile».
Nella stagione 2017–18 viene prestato al Venezia, in Serie B, per “farsi le ossa” come si soleva dire tanti anni or sono.
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