martedì 5 novembre 2024

Sergio Bernardo ALMIRON


A ventisette anni quasi compiuti – scrive Fabio Ellena su “Hurrà Juventus” del luglio 2007 – una fetta importante della sua vita l’ha passata qui. In Italia è giunto nel 2001, ingaggiato dall’Udinese che lo prelevò giovanissimo dal Newell’s Old Boys, una delle formazioni sudamericane più note, in cui anche suo padre ha lasciato un segno, oltre a quello del Mondiale 1986 con Maradona. Udine e Verona sono state tappe per la sua crescita, fino alla consacrazione a Empoli: una promozione, una salvezza e una storica qualificazione Uefa, conquistate anche con i suoi gol. Come quello rifilato a Buffon nel 2006, al Delle Alpi: «Me lo ricordo bene, non capita tutti i giorni di fare gol a Gigi. A fine partita, mi ha fatto piacere anche sapere che temeva le mie punizioni».
Ora, per questi calci piazzati, a esultare vogliono essere i tifosi bianconeri. E l’argentino con loro: «Voglio mostrare a tutti il mio valore, sono pronto ad affrontare ogni difficoltà. Ce la metterò tutta, come ho sempre fatto. È un nuovo punto di partenza della mia carriera, lo aspettavo da tempo».
Con questo biglietto da visita, per Almirón sarà facile entrare in sintonia con i compagni e con Ranieri. Nella nuova squadra ritroverà un vecchio amico: «Ho già giocato con Iaquinta a Udine, gli altri li conosco per averli affrontati in questi anni. Arrivo in una grande squadra, con tanti campioni e anch’io dovrò dare il mio contributo. Il mister? Non ci siamo ancora conosciuti, ci siamo visti recentemente, nell’ultima giornata di campionato, quando con l’Empoli abbiamo giocato a Parma. Insomma, contro Ranieri ho finito un’avventura e con Ranieri ne inizio un’altra».

Centrocampista centrale dotato di buona visione del gioco e di un ottimo destro dalla media distanza, è considerato dalla maggior parte degli addetti ai lavori come l’erede naturale di Verón, al quale assomiglia molto anche fisicamente. 
Le sue prime parole in bianconero sono molto timide: Sergio ha la piena fiducia dell’allenatore bianconero Ranieri, che gli consegna le chiavi del centrocampo. Maglia numero quattro sulle spalle, Almirón inizia l’avventura juventina con buon piglio, realizzando anche una rete, nella partita di Coppa Italia vinta contro il Parma.
Sembrano tutte rose e fiori ma dopo qualche partita, Sergio mostra notevoli limiti caratteriali e la maglia bianconera comincia a pesargli più del dovuto. «Forse non sono ancora pienamente maturo per una squadra come la Juventus, ma spero che i campioni mi possano aiutare e insegnare tutto ciò che dovrò imparare nei prossimi mesi», ammette.
L’esplosione di Nocerino e l’importanza tattica di Zanetti, lo confinano alla panchina; è rispolverato da Ranieri in occasione della partita di Coppa Italia nella sua Empoli, ma Almirón fallisce nuovamente, macchiandosi di un’espulsione all’inizio del secondo tempo.
L’avventura bianconera di Sergio termina qui; un’apparizione negli ultimi minuti contro la Sampdoria e, il 24 gennaio 2008, la Juventus lo cede in prestito ai francesi del Monaco.

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