domenica 31 marzo 2024

Michele PARAMATTI



Un jolly difensivo col vizio del gol - scrive Federico Ferrua su “Hurrà Juventus” del giugno 2000 – soprattutto quando incontra l’Inter. Questo è Michele Paramatti, il primo acquisto della Juve edizione 2000/2001. A volte i sogni si avverano nel calcio. Sì, perché Paramatti, gran tifoso bianconero fin da piccolo, a 32 anni ha coronato il desiderio di venire a giocare nella squadra del cuore. Eppure radio mercato lo dava a un passo dalla Lazio… «È vero, la trattativa per portarmi a Roma era in fase molto avanzata – ci ha confessato lo stesso Paramatti – ma il mio procuratore (Bonetto, ndr) a un certo punto mi ha prospettato anche la possibilità di venire a Torino, visto che c’era stata un`intesa di massima tra Bologna e Juve. E il cuore, la fede mi hanno fatto dire subito di sì».
Sul suo conto Ancelotti e Del Piero hanno speso parole importanti. «È un giocatore serio, un elemento duttile, che potrò impiegare sia a centrocampo che come esterno difensivo», ha detto il tecnico. Del Piero è andato addirittura oltre. «Un bellissimo colpo averlo soffiato alla Lazio, Paramatti ha una bella storia alle spalle, è un giocatore continuo, farà molto comodo alla Juve». Niente male come benvenuto... Ma vediamo di conoscere meglio il nuovo acquisto.
– Come è nata la passione bianconera di Michele Paramatti? «Io sono cresciuto in una famiglia juventina. Mio padre Lucio, mio fratello Daniele. Non potevo non diventare bianconero. Da piccolo i miei idoli erano Tardelli e Cabrini, per me è un sogno che si avvera indossare oggi la stessa maglia».
– Cosa significa, arrivare a 32 anni alla Juve, firmare per tre stagioni con la prospettiva di giocare in Champions League? «È il massimo della vita. Il mio obiettivo, senza voler essere presuntuoso, è sempre stato quello di arrivare in una grande squadra. Certo, non sono più di primo pelo, ma essere diventato un giocatore della Juventus mi ripaga dei tantissimi sacrifici che ho fatto nella mia carriera. Se penso che ho giocato in Interregionale e un’estate mi sono persino allenato con la squadra dei calciatori disoccupati dell`Emilia Romagna... Mi metterò a completa disposizione di Ancelotti e cercherò di dare il mio contributo quando sarò chiamato in causa».
– Michele Paramatti è un jolly difensivo. Ma qual è il ruolo in cui preferisce giocare? «Io sono nato come terzino sinistro e certamente sulla fascia do il meglio. Ma non ho problemi a giocare centrale, oppure a centrocampo. Sono pronto a qualsiasi soluzione».
– Soprattutto a segnare. Lei è un difensore col vizio del gol. «Beh, da ragazzo, nelle giovanili della Spal, ho fatto il centravanti ed è per questo che in area di rigore so come cavarmela. Poi, crescendo, sono stato arretrato in difesa, ma mi piace sempre cercare la via del gol. Due anni fa ho segnato anche alla Juve (era il 29 novembre del ‘98), ma la mia vittima preferita e l’Inter. Gli ho fatto quattro reti, non male per un difensore...».
– Qual è stato il gol più bello della sua carriera? «Il più importante poteva essere quello segnato l’anno scorso contro il Marsiglia nella semifinale di Coppa Uefa. Provai una gioia indescrivibile, che diventò una delusione incredibile a tre minuti dalla fine quando il rigore di Blanc tolse al Bologna la finale e mandò in frantumi il mio sogno e quello di un’intera tifoseria».
– A proposito di tifosi, “Gioca bene o gioca male, Paramatti in Nazionale” è stato il canto preferito della curva bolognese negli ultimi tre anni. Come spiegare questo feeling? «Io sono un generoso, un giocatore che mette sempre l’anima, penso di piacere per questo al pubblico. Quanto alla Nazionale, non poniamo limiti alla provvidenza. Magari ora che sono alla Juve...».
– Quali sono stati gli allenatori che hanno influito di più nella sua carriera? «Ricordo Bozzao, ai tempi delle giovanili della Spal. G.B. Fabbri è stato il mio primo maestro, l’uomo che mi ha fatto debuttare in prima squadra, ma io sono grato soprattutto a Ulivieri, l’allenatore che mi ha voluto nel Bologna e mi ha lanciato ad alti livelli. Al Bologna ho trascorso cinque anni stupendi, resterò sempre legato a questa squadra».
– Come compagni di squadra in questi anni ha avuto gente come Baggio e Marocchi. Cosa le hanno raccontato questi due grandi ex bianconeri, del pianeta Juve? «Che è... di un altro pianeta rispetto alle altre squadre. Ora sono curioso di atterrare per scoprire questa realtà. Giancarlo (Marocchi, ndr) si è già offerto di farmi da consigliere. Mi farò guidare dalla sua esperienza».
– Finora abbiamo parlato solo di calcio giocato. Ci racconti qualcosa del Paramatti privato. «Sono un tipo allegro, di quelli che, come si dice in gergo, fanno gruppo e tengono alto il morale. Da sette anni sono sposato con Simona, una ragazza conosciuta nel periodo in cui giocavo a Russi in Interregionale. Abbiamo un figlio di 5 anni, Lorenzo. Fino all’altro ieri era tifoso del Bologna, ora mi sa che diventerà juventino pure lui...».
– Hobby particolari? «Mi piace giocare a tennis, soprattutto durante l’estate quando non c’è il calcio. Ma di recente ho avuto una folgorazione per il computer: appena posso, mi collego a Internet e vado... in rete. E poi amo la buona tavola. Sa, avendo vissuto a lungo in Emilia, è quasi naturale».
– Se non avesse fatto il calciatore, oggi Michele Paramatti... «Lavorerebbe in banca, penso. Ho sempre avuto una discreta dimestichezza coi numeri, mi sono diplomato all’Istituto Tecnico, sono ragioniere programmatore. In verità, anni fa mi ero iscritto all`ISEE ma mi sono fermato a 6 esami dalla fine e ormai ho abbandonato l’idea di riprendere».
– Torniamo al football. Quali sono oggi, a suo parere, i primi tre calciatori al mondo? «Io ammiro moltissimo Rivaldo, mi piace anche Claudio Lopez. E poi come si fa a non citare Zidane e Del Piero. Sarà una cosa fantastica giocare con loro... Dimenticavo, in bocca al lupo a Ronaldo, un vero fenomeno».
– Come ha vissuto il Paramatti tifoso juventino lo scudetto della Lazio? «È stato uno scudetto guidato dal cielo, anzi direi piovuto dal cielo. Complimenti alla Lazio, ma la Juve ci riproverà da settembre. Sono venuto a Torino per poter vincere qualcosa di importante».
– Magari con qualche gol decisivo di Michele Paramatti... «Sarebbe il massimo».

Il primo anno è positivo per il buon Michele, che totalizza 21 presenze, disimpegnandosi in tutti i ruoli difensivi; nella stagione successiva, ritorna Marcello Lippi e Paramatti ha la grandissima soddisfazione di poter giocare la Coppa dei Campioni. Saranno 6 le presenze nella competizione europea, mentre in totale veste la maglia bianconera per 24 volte. Michele può, quindi, fregiarsi a pieno titolo della coccarda tricolore, vinta nel rocambolesco pomeriggio del 5 maggio 2002.
Termina qui la sua avventura juventina: tornato al Bologna, chiude la carriera alla Reggiana, in Serie C2, nel campionato 2005-06.

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