Quando si vuole rievocare episodi nei quali il gioco del calcio ha sconfinato nell’avventura, rischiando addirittura di cadere in situazioni drammatiche, non si può dimenticare quanto è successo alla Juventus, nel luglio del 1951, in Brasile. In quell’anno, fu organizzato un torneo che, in sostanza, era la prima ed inedita edizione della Coppa dei Campioni; solo il meccanismo era diverso, in quanto tutte le gare dovevano essere giocate, nel breve spazio dì quindici giorni, da otto squadre suddivise in due gironi.
Nel girone A (i cui incontri furono disputati a Säo Paolo) c’erano il Palmeiras, l’Olympique di Nizza, la Stella Rossa di Belgrado e la Juventus. Nel girone B (i cui incontri furono giocati a Rio de Janeiro) l’Austria di Vienna, lo Sporting di Lisbona, il Vasco de Gama ed il Nacional di Montevideo.
Il campionato italiano si era chiuso con la vittoria del Milan, che aveva totalizzato 60 punti contro i 59 dell’Inter ed i 54 della Juventus. Poiché i rossoneri rifiutarono l’invito del torneo in Brasile, fu richiesta la partecipazione al sodalizio bianconero e la squadra, allora allenata da Jesse Carver, partì, a fine giugno, alla volta del Brasile.
Per dovere di cronaca, è giusto sapere che i membri della Federazione espressero, in quell’occasione, giudizi forse non troppo lusinghieri all’indirizzo del club bianconero, mostrandosi preoccupati per un’eventuale brutta figura che la squadra torinese avrebbe potuto andare incontro, considerato che, in quel torneo, figuravano molti dei migliori giocatori del calcio internazionale.
Il torneo iniziò favorevolmente per la Juventus, che aveva portato in Brasile i seguenti giocatori: Viola, Bertuccelli, Manente, Mari, Parola, Piccinini, Muccinelli, Karl Hansen, Boniperti, John Hansen, Præst, Cavalli, Boniforti, Ferrario, Bizzotto, Scaramuzzi e Vivolo.
Nella prima partita, i bianconeri batterono la Stella Rossa per 3-2. Segnarono per prima gli jugoslavi con Tomasevich, poi Boniperti realizzò sia la rete del pareggio sia quella del vantaggio; con il risultato di 2-1, si chiuse il primo tempo. Al 17’ della ripresa, Mitici rimise in equilibrio le sorti della gara che si era fatta piuttosto rude e cattiva. Karl Hansen, a metà ripresa, calciò a lato un rigore; cinque minuti più tardi, la mezzala danese si fece perdonare l’errore e, sfruttando abilmente un passaggio di Muccinelli, realizzò la rete della vittoria.
Anche la seconda partita, contro l’Olympique di Nizza, si chiuse a favore dei bianconeri con l’identico risultato di 3-2, dopo un’altalena di reti simile a quella della gara con la Stella Rossa. Fu John Hansen ad aprire la serie dei goal, ma dopo pochi minuti Courteaux pareggiò per il Nizza. Prima del riposo ancora un goal della Juventus, autore Præst, che finalizzò nel migliore dei modi un passaggio di Vivolo, splendido sostituto dell’infortunato Boniperti.
A metà della ripresa arrivò il secondo goal dei francesi, realizzato ancora da Courteaux, su allungo di Caré. L’incontro si decise a dieci minuti dalla fine, quando Muccinelli risolse una furiosa mischia accesasi nell’area transalpina, mettendo il pallone alle spalle del portiere Germain. Da notare che, nelle file dell’Olympique, militavano giocatori molto importanti, come Bonifaci, Bengtsson e Hjalmarsson.
Il Palmeiras, invece, sconfisse il Nizza per 3-1 e la Stella Rossa per 2-1. Vivissima era, pertanto, l’attesa per l’incontro tra la Juventus ed i brasiliani, beniamini del pubblico locale; la speranza era di una finale tra il Palmeiras ed il Vasco de Gama, l’altra squadra brasiliana che, dopo aver seccamente battuto l’Austria di Vienna per 5-1 (quattro reti dell’indimenticabile Friaca ed una di Tesaurinha), aveva brillantemente vinto il girone B.
Enorme fu la delusione dei tifosi carioca, perché la Juventus, con una partita fantastica, umiliò il Palmeiras con un secco 4-0; reti di Præst, Karl Hansen su rigore e Boniperti due volte. I bianconeri, grazie alla vittoria nel loro girone, avrebbero incontrato, come prescriveva il regolamento, la squadra seconda classificata del girone B, l’Austria di Vienna; il Palmeiras, terminato al secondo posto dopo la Juventus, se la sarebbe vista con il Vasco de Gama, trionfatore del girone B.
Il dramma accadde nella prima gara di semifinale tra la Juventus e l’Austria, disputata a Säo Paolo. E che si sia trattato di un episodio davvero burrascoso, lo dimostra il fatto che due giocatori juventini, il portiere Viola e l’ala destra Muccinelli, finirono, addirittura, per essere arrestati e tradotti in prigione, dove rimasero per circa cinque ore, prima di essere rimessi in libertà.
La Juventus scese in campo nella solita formazione tipo, con l’unica variante di Vivolo interno sinistro al posto di John Hansen, il quale si era infortunato ad una caviglia nel precedente incontro con il Palmeiras. Questo lo schieramento bianconero: Viola; Bertuccelli e Manente; Mari, Parola e Piccinini; Muccinelli, Karl Hansen, Boniperti, Vivolo e Præst.
L’Austria presentava, a quei tempi, un autentico squadrone, forte dei vari Ocwirk, Stojaspal, Schleger ed i fratelli Melchior II (terzino) e Melchior I (ala destra). A dirigere la partita fu chiamato il brasiliano Malcher e fu, indubbiamente, un errore piuttosto grave, anche perché i tifosi brasiliani, dopo la cocente sconfitta patita dal Palmeiras, erano tutti schierati con i bianchi dell’Austria.
Per circa mezzora la Juventus attaccò in forze, ma la difesa austriaca respinse ogni assalto. Poi, al 30’, l’Austria mise a segno la prima rete con la mezzala Kominek; sette minuti dopo, la Juventus pareggiò con Muccinelli, su ottimo passaggio di Boniperti. Palla al centro, veloce discesa di Stojaspal che superò Manente e saettò un pallone imparabile nell’angolo basso; nulla da fare per Viola.
Nella ripresa Carver ordinò a Karl Hansen di occuparsi di Ocwirk ed, immediatamente, gli austriaci videro inaridirsi la sorgente del loro gioco. Al 5’, uno splendido goal di Præst portò il risultato sul 2-2 e fu ancora l’entusiasmante ala sinistra danese, in giornata di vena eccezionale, a realizzare il terzo goal bianconero. Questo accadde esattamente al 26’ della ripresa e, per i restanti diciannove minuti, la difesa juventina riuscì a controllare agevolmente le azioni offensive degli austriaci.
A trenta secondi dalla fine ci fu il clamoroso colpo di scena. Manente intercettò, con un intervento acrobatico, un pallone alto e, di piede, lo passò indietro al portiere Viola. Nell’istante in cui Viola si apprestò a rinviare verso il centro del campo, si udì il fischio dell’arbitro ed i bianconeri levarono le braccia in alto in segno di giubilo, per la vittoria conquistata. Ma l’arbitro non fischiò la fine dell’incontro, bensì un calcio di rigore a favore dell’Austria, fra lo stupore e lo sgomento dei giocatori juventini.
Il signor Malcher sostenne che Manente aveva fermato il pallone con una mano ed, inutilmente, il terzino tentò di proclamarsi innocente. Viola si precipitò incontro al direttore di gara e protestò vivacemente. L’arbitro fu attorniato dai bianconeri ed in quel momento un certo numero di persone entrò sul rettangolo di gioco; erano di poliziotti in borghese, ma i giocatori juventini non li riconobbero e, scambiandoli per tifosi, reagirono.
Violentissimi scontri avvennero tra poliziotti, giocatori bianconeri (anche quelli che si trovavano in panchina, come Ferrario, Boniforti, Scaramuzzi) ed un gruppo di tifosi. Finalmente, ritornò la calma, ma mentre Stojaspal si apprestava a battere il rigore, alle spalle di Viola tifosi e poliziotti brasiliani inscenarono un’indecorosa gazzarra. Nell’istante in cui il portiere juventino si volse indietro per rispondere ad uno dei mille insulti, l’attaccante austriaco saettò in rete e l’arbitro fischiò la fine della partita.
Ancora una volta, si riaccesero le mischie e volarono pugni a dritta ed a manca. Alcuni agenti di polizia, che in precedenza erano stati insultati, circondarono Viola e Muccinelli, fecero loro indossare la tuta, li caricarono su un furgone e li trasportarono in prigione; l’accusa fu di violenza e resistenza alla forza pubblica. I due giocatori ricordarono, per lungo tempo e con vero terrore, le ore trascorse nel carcere di Säo Paolo; dapprima in una grossa cella insieme ad ubriachi e prostitute, poi da soli in un’altra camera le cui piastrelle di ceramica bianca erano tutte chiazzate di sangue.
Viola e Muccinelli erano in preda ad autentica paura; pensarono di dover subire l’ira di qualche poliziotto esagitato, l’immediato futuro si presentava a tinte fosche. Inutilmente, intanto, il console italiano a Säo Paolo e l’accompagnatore della squadra, il commendatore Giovanni Rotta, fecero pressioni sulle autorità brasiliane per ottenere la revoca della denuncia ed il rilascio dei due atleti; poi, dopo cinque lunghe ore, i due furono rimessi in libertà.
Tre giorni più tardi Viola e Muccinelli erano in campo per la seconda partita con l’Austria e questa volta, nell’immenso catino del Maracanà, a Rio de Janeiro, i bianconeri imposero i diritti della loro classe superiore, vincendo la gara per 3-1 e convincendo anche i più raffinati competenti del calcio brasiliano, della grande efficienza degli atleti in maglia bianconera. Meraviglioso artefice di quel successo fu Muccinelli. Mucci realizzò la prima e la terza rete della Juventus, propiziando anche la seconda segnatura bianconera, con un perfetto passaggio a Boniperti. Solo allo scadere del tempo gli austriaci salvarono l’onore con Melchior. Il Torneo dei campioni terminò con le due gare finali, tra la Juventus ed il Palmeiras.
Nella prima, i bianconeri furono sconfitti per 0-1; realizzò la rete decisiva l’ala sinistra Rodriguez. Nella seconda partita il risultato fu di 2-2; due volte la Juventus si portò in vantaggio e due volte venne raggiunta. Segnò Præst e pareggiò Rodriguez, segnò Boniperti e pareggiò ancora Liminha.
La grande avventura brasiliana della Juventus terminò in questo modo. Se si tiene conto dell’arbitraggio davvero parziale con il quale i carioca del Palmeiras vennero sfacciatamente favoriti nelle due ultime partite, non è esagerato affermare che la Juventus, sul piano morale, fu la vera trionfatrice di quella prima burrascosa edizione della Coppa dei Campioni.
Ricordo tutto benissimo per il magnifico gioco della Juve davanti ai giocolieri brasiliani e ad una forte Austria vienna.avevo allora più di 20 anni !!!! Napoli giuseppe
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