Centromediano di poco stile, ma di immensa generosità e combattente di razza: Cesare Nay, studente di medicina, aveva anche classe e tanto, tanto mestiere. Aveva sempre il sorriso sulle labbra, diventava serioso solo quando scendeva in campo. Ricavava, infatti, il meglio delle sue prestazioni riuscendo a coordinare l’impeto e lo stile, disimpegnandosi al meglio sia nella distruzione sia nella costruzione del gioco.
Educato e addestrato durante il periodo dell’adolescenza ai compiti tattici del mediano laterale, Cesare aveva, istintivamente, l’inclinazione verso il gioco di manovra. Non era raro, infatti, che Nay superasse la propria metà campo, facendo in modo che la squadra partisse all’offensiva, appoggiando la manovra degli attaccanti.
Le cose migliori Nay le faceva come stopper grintoso e ruvido; quando difendeva, era paragonabile a un muro elastico, contro il quale andavano a infrangersi le onde degli attacchi avversari. Forse non aveva l’esperienza del regista difensivo, l’uomo che potesse controllare le operazioni dei terzini a lui affiancati ma tutti i suoi compagni lo hanno sempre ammirato come un importantissimo perno difensivo, centro di posizione e di rottura, di scatto e di battaglia, di coraggio e di resistenza.
Nay veste la maglia bianconera dal 1955 al 1957, totalizzando 59 presenze.
GIAMPIERO BONIPERTI, DAL SUO LIBRO “LA MIA JUVENTUS”
Nay è molto superstizioso, in questo campo non lo batte nessuno. Ha tutto un complicato cerimoniale nell’indossare gli indumenti di gioco, calza anche in pieno inverno calzini leggeri, ha cravatte speciali da portare prima di determinate partite.
Andando in sede verso il campo, fa solitamente fermare il pullman a un incrocio e lì lo fa attendere, incurante dello strepito delle auto che seguono, sino a che non è passato il tram numero tredici. Nay è un emporio di superstizioni; è capace di rifare la strada dieci volte, sino a che non ha visto il tram numero diciassette.
Io non mi sento di criticarlo, tanto più che quando fallisce un suo esorcismo, perdiamo regolarmente. Non parliamo poi di quando si rompe l’ampolla dell’olio per i massaggi. Si ruppe, quest’anno, a Roma e a Napoli, ed entrambe le volte perdemmo. Mai, che io sappia, abbiamo vinto un incontro prima del quale si sia rotta l’ampolla.
ALDO CONGIU, DA “IL CALCIO E IL CICLISMO ILLUSTRATO” DEL 17 GENNAIO 1957
Se entrate in casa di Cesare Nay siete d’improvviso colpiti dal netto contrasto fra la fama che il bruno giocatore si è creato suo malgrado, e la realtà, tutta diversa; Nay ha la fama d’essere, un « cattivo »; se si dovesse fare la storia dei « duri » di tutti i tempi, forse un osservatore superficiale scriverebbe il suo nome accanto a quelli di Gasperi, di Perazzolo, di Allemandi, di... Casali; pensiamo di non essere lontani dal vero, però, dicendo che gran parte di tale fama gli è stata ingiustamente attribuita: è un forte, Nay, un uomo che vuoi farsi rispettare, sul campo. Ma da questo alla cattiveria, ce ne passa.
Visto nella serenità della sua casa, con la signora Carla e le bimbe Barbara e Cintia, sembra addirittura un altro, rispetto a come lo hanno sempre dipinto i cronisti. Racconta pacato come riuscì a sfuggire al viaggio dei granata conclusosi tragicamente a, Superga (Nay doveva rientrare al Torino dal prestito allo Spezia e vi fu chi insistette perché il ritorno fosse rinviato), come visse in Svizzera da internato, come conobbe la signorina Carla Cristofori divenuta sua moglie senza che, nemmeno i vicini di casa si fossero accorti dei loro flirt, dato che amoreggiavano da due finestre confinanti, nello stesso caseggiato; come intenda concludere la sua carriera.
Non giocherà fino... ai sessant’anni. Lui; dice che gli fanno una brutta impressione quelli che compiono la parabola discendente tornando fino alle squadre di quarta serie; al massimo, dice, farà un anno in Serie B, poi si ritirerà, quando sarà giunta l’ora, e se n’andrà in Argentina, per collaborare al progresso dell’industria che sua sorella e suo cognato hanno fondato laggiù.
Ma prima passerà ancora qualche tempo, perché Cesare, a dispetto dei suoi capelli già chiazzati di bianco, ha solo trentun anni o poco più.
Ha due passione segrete, Nay: la vela (ha persino gareggiato e vinto come timoniere, nella categoria Stelle) e lo sci. Non è escluso che debba anche dedicarsi ancora allo studio, visto che solo il calcio lo ha costretto a smettere quando aveva già frequentato tre anni d’università, nella facoltà di medicina, e quand’era giunto a un passo dalla laurea in scienze politiche.
Un ragazzo a posto, Nay; ed è un vero peccato che gli si attribuisca quella tara dell’uomo « duro » che, in effetti, è soltanto una traccia della sua esuberanza giovanile; ora gli si potrebbe concedere addirittura un Oscar della correttezza...
Il fratello di mio nonno <3
RispondiEliminaPerché non gli chiedi se passa dal mio blog e mi lascia una sua testimonianza di quando giocava nella Juve?
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